Introduzione Ruolo delle TIC nei processi di apprendimento Apprendimento individualizzato
Apprendimento collaborativo
Didattica basata su progetti interdisciplinari
Progettazione e realizzazione di presentazioni basate su TIC
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Strategie di apprendimento collaborativo
La progressiva introduzione delle TIC nella didattica ha favorito l'adozione di metodi di apprendimento collaborativo e del lavoro di gruppo. Le strategie in questi contesti, in genere, fanno leva sulla discussione, sulla realizzazione di un prodotto o sulla risoluzione di un problema comune. Le TIC nella loro dimensione di scambio interpersonale, si coniugano perfettamente con l'impostazione teorica del costruttivismo e si offrono come strumento insostituibile per tradurre questa impostazione in pratica didattica. Per impostare efficacemente l'apprendimento in gruppi occorre coordinare quattro dimensioni della vita scolastica:
In questo schema, l'insegnante forma i gruppi suddividendo la classe in unità più piccole e determina una mansione specifica. I gruppi di studenti collaborano alla progettazione e all'esecuzione dell'incarico. Preparano un resoconto da presentare alla classe per la discussione e la valutazione. L'insegnante opera con i singoli gruppi dando istruzioni. I gruppi sottopongono il resoconto finale all'insegnante ed alla classe nell'insieme. Strategie per la collaborazione Il successo o il fallimento dell'esperienza di apprendimento collaborativo dipendono anche dallametodologia utilizzata e dall'organizzazione della struttura in cui hanno luogo i processi di gruppo. Vi sono due approcci metodologici che possono contribuire a realizzare percorsi efficaci di apprendimento collaborativo in classe:
Nel primo approccio lo scopo è quello di facilitare lo scambio di opinioni, interpretazioni e riflessioni tra i membri del gruppo. L'obiettivo non è solo l'approfondimento di un determinato campo di conoscenza o di un problema particolare da parte dell'individuo, ma anche l'acquisizione di una maggiore consapevolezza della quantità e qualità delle proprie conoscenze. Per il raggiungimento di tali obiettivi si possono utilizzare strategie quali:
Il metodo Jigsaw Il metodo Jigsaw, (il termine fa riferimento a quel tipo di puzzle con i pezzi ad incastro) è un metodo per l'apprendimento collaborativo introdotto da Aronson nel 1978 ed oggi utilizzato nella "Community of Learners". Si compone di 5 fasi successive e sequenziali che nel loro insieme formano un ciclo di ricerca:
L'insegnante o un esterno (visitatore o esperto) introducono le varie attività approfondendo aspetti di particolare interesse e sottolineando i punti in comune tra le diverse sotto-unità, sostenendo il lavoro di ricostruzione dell'unità a livello generale. Il "Reciprocal Teaching" E' un metodo che è stato ampiamente utilizzato per potenziare le abilità di lettura e comprensione del testo in studenti con problemi. Oggi vi fanno ricorso diverse attività scolastiche condotte anche in classe telematica. Una sessione di Reciprocal Teaching prevede la costituzione di gruppi di lettura formati all'incirca da sei studenti ciascuno dei quali è chiamato, a turno, ad essere leader. In questo ruolo lo studente ha il compito di leggere, stimolare e sostenere la discussione tra i partecipanti. I compiti che devono essere assolti in un gruppo di questo tipo e condotti dal leader sono quattro.
In sintesi questa strategia permette di approfondire un particolare dominio di conoscenza e promuove la riflessione su determinati contenuti. Ognuna delle strategie elencate ha la funzione di aiutare lo studente a dare significato al testo letto consentendogli di controllare la propria strategia di lettura e comprensione. Si legge per comunicare, per dimostrare la propria ipotesi. In questo modo l'obiettivo della lettura è sia quello di accrescere la conoscenza di un campo, sia quello di sviluppare la riflessione sulle proprie modalità per dare senso alla lettura. Il grado di collaborazione che viene stabilito tra i partecipanti può ispirarsi a due modelli fondamentali chiamati rispettivamente "shared minds" e "division of labour". Il modello "shared minds", che potremmo definire di condivisione del lavoro, prevede che i partecipanti procedano in parallelo con una stretta collaborazione sia nelle fasi di produzione che di stesura e realizzazione del prodotto. Il modello "division of labour" o di ripartizione del lavoro, lascia più libertà ai singoli lasciando che ciascuno svolga un compito diverso che contribuirà al lavoro complessivo finale. Tra questi due estremi si possono riconoscere tre strategie di collaborazione principali. Esse sono:
1. Strategia parallela. Si utilizza quando il lavoro è facilmente scomponibile in compiti sufficientemente indipendenti da permettere una produzione autonoma da parte dei singoli componenti del gruppo. Infatti questa strategia prevede la suddivisione del lavoro in sotto-compiti la cui esecuzione viene ripartita tra i membri del gruppo i quali lavorano in modo indipendente aggiornando periodicamente i colleghi sullo stato del proprio lavoro o mettendolo a disposizione in modo che sia fruibile agli altri. Anche l'integrazione delle singole parti nel prodotto complessivo viene generalmente affidata ad un singolo o ad un sotto-gruppo. E' ovvio che questa strategia presenti alcune debolezze in quest'ultima fase cos ì come in quelle di pianificazione generale del gruppo. Per ovviare a questi problemi è consigliata una frequente comunicazione e interazione tra chi collabora. 2. Strategia sequenziale. E' una strategia favorisce una maggiore collaborazione della precedente ma presenta anche maggiori difficoltà di realizzazione. Prima di procedere con lo svolgimento dell'attività, i partecipanti al gruppo definiscono il metodo di lavoro e i dettagli di contenuto dell'elaborato finale. In seguito ciascun partecipante agisce a turno su un semilavorato realizzato da un collega apportandovi le modifiche che ritiene opportune. L'attività viene cioè divisa in stage ciascuno dei quali è considerato la piattaforma di partenza per lo stage successivo. E' chiaro che al momento della modifica dell'elaborato da parte di un partecipante si possono verificare delle difficoltà perché ciascuno interverrà sul prodotto secondo il proprio stile e la propria interpretazione con il rischio di allontanarsi dalle direttive che si erano scelte all'inizio del progetto. 3. Strategia di reciprocità. E' la strategia che prevede la maggiore interdipendenza tra i partecipanti al gruppo. Il modo di attuazione più semplice è quello di far riferimento ad una versione base del prodotto, visibile a tutti (archiviata ,ad esempio, su un server centrale), continuamente aggiornata, su cui ognuno possa intervenire con le proprie integrazioni o revisioni.visto che tutti devono collaborare alla realizzazione di ciascuna delle singole parti del prodotto adeguando il proprio stile e le proprie impostazioni alla produzione dell'elaborato finale. A questo scopo sono richiesti ai partecipanti un elevato grado di sincronismo e l'abitudine al confronto e al dibattito.
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